Valentina Bonzagni

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Sono del 1984, da sempre abito a Bologna, se si eccettua una breve ma intensa fuga in Germania. Non una fuga di “cervello”, più di cuore direi, anzi più dal cuore, una decina di mesi intensi e necessari, una secchiata d’acqua, gelida ma proficua. Ho studiato per diventare un perito aziendale e non lo sono diventata, mi sono laureata in lingue, assecondando la mia passione per lo studio delle parole e delle loro infinite connessioni. Per non saper né legger né scrivere ho preso anche la specialistica in lingue per la promozione di attività culturali.

Insieme alle parole e di conseguenza ai libri, loro contenitori, un’altra mia grande passione è la natura, declinata nella più antropomorfa delle sfumature cioè il giardinaggio. Lo spazio in cui abito non mi consente grandi manifestazioni di questa gioia, ma coltivo in me la speranza che il mio ultimo lavoro renda almeno plausibile l’idea di possedere un giardino e un orto, prima o poi.

Adoro la musica e mi piacerebbe ricominciare a studiare la chitarra. Dico mi piacerebbe semplicemente perché sono dieci anni che mi piacerebbe e, data l’assenza di ostacoli apparenti, mi chiedo da sola quanto tempo ancora sarà necessario per decidermi.

Da qualche mese ho iniziato a lavorare in ambito di sicurezza aeroportuale dove ho incontrato Laura e con lei Metro-Polis, entrambe eccellenti scoperte e accoglienti realtà. In occasione del mio primo aperitivo a tema ci venne chiesto di descrivere Metro-Polis con una parola, io, ignara ancora di cosa fosse accaduto nei tre anni precedenti in quella che mi parse già allora una bella famiglia, scrissi: finestra.

Ecco, ci presi (come diciamo a Bologna), indovinai quello che per me significa questa associazione, una cosa che basta aprirla per cambiare aria, dare spazio alla luce e il buongiorno al vicino che fuma al fresco.

E magari finire poi a scoprire che il vicino ha scritto quel libro che ti ha fatto scordare la cena fuori, o qualcosa sul fuoco. Oppure che il vicino conosce quel signore che coltiva l’orto urbano, o che quella sera va a un aperitivo in un posto in centro: “ma cosa fanno poi?”, “mah non so un aperitivo a tema, andiamo portiamo quella bottiglia là”, “ma sì dai”, e si finisce felici a cantare in coro con degli sconosciuti o a parlare di quello che si vorrebbe dalla propria città, una specie di magia, la sensazione mai più provata di una gita tra bambini, una cosa proprio bella.

Valentina Bonzagni